Il CASO. La ricerca del dottor Galoforo ispira il protocollo terapeutico in Cina, ma in Italia la sperimentazione va a rilento
Ozonoterapia anti-virus. Nuove speranze da Brescia
Un antico rimedio si sta rivelando una possibile medicina del futuro. Lo studio basato sull’utilizzo dell’ozonoterapia per contrastare il Covid-19 è partito da Brescia, grazie ad un team guidato da Antonio Galoforo. Ha già dato risultati positivi in Cina, dove è stato applicato su pazienti con diversi stadi di progressione della patologia, e viene attualmente sperimentato in alcuni ospedali italiani. E, come annunciato ieri dal governatore Luca Zaia, i test partiranno anche in Veneto.
A FINE GENNAIO, quando il Covid-19 era ancora circoscritto a Wuhan, Galoforo – docente all’Università di Pavia e medico alla clinica Città di Brescia – ha intrapreso con le autorità cinesi una collaborazione per definire le modalità di impiego dell’ozonoterapia. Dalla partnership è nato un protocollo, validato dal comitato etico dell’università e dell’ospedale di Haihe. A metà febbraio, nel corso di una conference call internazionale con una delegazione di medici cinesi, dirigenti di centri di ricerca e 272 dirigenti del ministero della Salute, Galoforo ha illustrato le evidenze scientifiche degli effetti della terapia. La Sioot il 21 febbraio ha pubblicato la ricerca in cui lo specialista bresciano evidenziava come l’ozonoterapia avesse già dato significativi risultati nella cura delle polmoniti, della Sars e dell’Ebola. «Il virus scoperto a Wuhan e il virus Sars appartengono entrambi al ceppo dei Coronavirus – spiega Galoforo -. I ricercatori hanno scoperto che il Covid-19 è simile per l’80% al virus della Sars. È quindi ragionevole prevedere che l’ozono possa essere ugualmente efficace nella prevenzione e nel controllo del nuovo Coronavirus». «Il 23 febbraio dovevo partire per la Cina – racconta il medico di Manerbio-: avrei dovuto restare là per un mese, ma poi siamo entrati in “zona rossa” e la cosa non è stata più possibile. Ma è continuato lo scambio scientifico a distanza». Nei giorni scorsi l’Istituto Superiore di Sanità ha inviato al presidente della Sioot una lettera definendo le modalità con cui è possibile valutare l’ossigeno ozonoterapia in pazienti affetti da Covid-19. «Considerato il carattere sperimentale – si legge nel documento-, è opportuno acquisire anche il parere del Comitato Etico» e «la sperimentazione dovrà essere autorizzata dall’Agenzia italiana del farmaco».
«L’ossigeno ozonoterapia non ha alcun effetto collaterale ed ha un bassissimo costo: perché non testarla? – si chiede Galoforo-. Ai primi di febbraio, proprio alla luce delle evidenze scientifiche internazionali, ho cercato di sensibilizzare le istituzioni, in primis la Regione Lombardia, sulla validità di questo approccio. Le risposte iniziano ad arrivare adesso, dopo due mesi. Ma in questo periodo, quanti morti ci sono stati? Mi sento intrappolato: c’è la possibilità di contrastare in qualche modo una situazione di emergenza, ma non si può fare perché vanno seguiti rigidi protocolli. Questa terapia non ha controindicazioni né svantaggi: forse l’unico problema è che ha un bassissimo costo e non c’è di mezzo nessuna grande casa farmaceutica. Ergo, non abbiamo voce in capitolo come qualcun altro». La speranza è che «i risultati che stanno arrivando dai – per ora pochi – ospedali italiani che sperimentano l’ozonoterapia servano finalmente ad aprire una strada nuova, che potrebbe salvare molte vite».
Cinzia Reboni – Bresciaoggi 08/04/2020